Introduzione. L'Omeopatia, attualmente specializzazione medica riconosciuta dalla FNOMCEO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri), ha origini lontane, nel “Corpus Hippocraticum” e negli scritti del padre della Medicina, Ippocrate di Kos, tramandato dall'antichità fino ad oggi.
Iniziamo ad avvicinarci all'omeopatica attraverso la conoscenza delle sue radici storiche e della sua evoluzione fino all'età moderna e contemporanea. (Adelia Lucattini)
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Ippocrate
di Coo o Kos (460-361 a.C.)
Grande
riformatore, è considerato il padre della Medicina, rivoluzionò il concetto di
medicina, tradizionalmente associata con la teurgia e la filosofia, stabilendo
la medicina come “professione”. In particolare, ebbe il merito di far avanzare lo
studio sistematico della medicina clinica, riassumendo le conoscenze mediche
delle scuole precedenti, e di descrivere le pratiche per i medici attraverso il
“Corpus Hippocraticum” e altre opere.
E’
l’autore del testo che codifica l'etica medica chiamato “Il giuramento” e che è
ancora oggi in uso, in cui vengono enumerati i princìpi fondamentali che deve
seguire chi esercita questa professione: diffusione responsabile del sapere,
impegno a favore della vita, senso del proprio limite, rettitudine e segreto
professionale.
Egli
inventò la cartella clinica, teorizzò la necessità di osservare i pazienti
prendendone in considerazione l'aspetto ed i sintomi e introdusse per primo i
concetti di diagnosi e prognosi.
Ippocrate
asseriva che i malati potevano essere curati sia con rimedi contrari sia simili
alla patologia presentata ed è il fondatore della medicina basata sull’osservazione.
Paracelso
(1493-1541)
Raccomandava
in alcune patologie l'uso di medicamenti a dosi piccole.
Samuel
Hahnemann (1755-1843)
Medico
presso l'Università di Lipsia, abbandonò presto la professione in quanto non
soddisfatto dalle metodiche terapeutiche allora in auge (i salassi erano
all'ordine del giorno). Conoscendo correttamente più lingue, si dedicò alla traduzione
di testi scientifici. Traducendo un articolo sulla “chinina” tratto dalla
Materia Medica dell'inglese Cullen decise di provare gli effetti di quella
sostanza su se stesso pur trovandosi in buono stato di salute. Dopo
l'assunzione di chinina Hahnemann constatò la comparsa di sintomi tipo
"febbre intermittente", gli stessi che la sostanza era in grado di
curare.
Hahnemann
ritenne allora di aver scoperto una nuova legge terapeutica, intuendo che
sostanze assunte alle dosi abituali ponderali provocano specifici disturbi nei
soggetti sani mentre a basse dosi erano in grado di guarire (Similia similibus
curantur).
Per
verificare ulteriormente questa analogia, Hahnemann decise di provare altre
sostanze su di sé, sui membri della sua famiglia e sui suoi discepoli; per
evitare gli effetti collaterali di sostanze dotate di poteri tossici, ridusse
progressivamente la posologia dei medicamenti fino ad arrivare a dosi
estremamente basse.
Involontariamente
coniò così il "Principio delle diluizioni infinitesimali", osservando
che l'azione dei medicamenti aumentava progressivamente con il diminuire della
dose se la sostanza, durante i passaggi della diluizione, veniva sottoposta
contemporaneamente ad un processo che egli chiamò "Dinamizzazione".
Secondo questa tecnica ad ogni diluizione del medicamento la soluzione deve
essere agitata manualmente per caricare "energeticamente" il rimedio,
potenziando così la sua azione terapeutica.
Hahnemann
pubblicò i risultati dei suoi studi, dapprima nel "Saggio su un nuovo
principio per dimostrare il valore curativo delle sostanze medicinali"
(1796), successivamente nell'"Organon dell'Arte del guarire" (1810).
In questo modo nacque l'omeopatia.
LA DIFFUSIONE IN EUROPA E NEGLI STATI UNITI
Germania
Alla
diffusione del suo pensiero, Hahnemann suscitò subito un'opposizione violenta
sia sul piano scientifico sia su quello politico. Anche fra i suoi estimatori,
immediata fu la tendenza a contaminare la dottrina originaria con dogmi
personali, tanto che lo stesso maestro fu portato a reagire con violenza verso
quelli che definiva "semiomeopati".
Tra
i divulgatori del pensiero omeopatico in Germania ricordiamo tra gli altri
Jahr, discepolo di Hahnemann, Von Boenninghausen, amico del Maestro,
Griesselich, che cercò di fondere lo spirito omeopatico con le conoscenze di
fisiologia, anatomopatologia e chimica.
Nel
1835 Hahnemann partì per la Francia: ciò lasciò campo aperto alla disputa e
facilitò l'infiltrazione di correnti di pensiero legate al misticismo di
Paracelso specie ad opera di medici tra i quali Rademacher, Grauvogl, Schlegel,
sino a Steiner e i suoi discepoli con la dottrina antroposofica.
Stati
Uniti
L'introduzione
del pensiero omeopatico negli Stati Uniti si deve ad un medico sassone,
Costantin Hering, incaricato nel 1820 dal maestro di scrivere un articolo
contro "l'eresia omeopatica".
Trasferitosi
a Philadelphia, nel 1833, fondò nel 1835 ad Allentown, con il collega
Wesselhoft, "The North American Academy for Homeopathic healing" e
nel 1848 con Williamson e John Jeanes "The Hahnemann Medical College"
di Philadelphia dove insegnò Materia Medica fino al 1869.
Altro illustre
rappresentante della classe medica omeopatica americana fu James Tyler Kent, di
cui il celebre Repertorio ancora oggi è valido aiuto.
Inghilterra
In
Inghilterra l'omeopatia fu introdotta da F.H.F. Quin (1799-1878), medico
dapprima della Duchessa di Devonshire poi del Principe Leopoldo di Saxecobourg,
futuro Re del Belgio. Quin conobbe Hahnemann a Koeten nel 1826 e ne tradusse le
opere. Nel 1849 egli fondò a Londra un ospedale che nel 1948, grazie a Sir John
Weir, medico della Corona, ricevette il titolo di Royal London Homeopathic
Hospital.
Grande
impulso allo sviluppo dell'omeopatia in Inghilterra fu dato da Paul Curie
(1799-1835) nonno di Pierre, il quale dal 1835 fino alla morte esercitò la
professione di omeopata a Londra creando dapprima un dispensario e
successivamente l'Ospedale "Hahnemann" e la prima "Società
omeopatica Inglese".
Francia
La
diffusione dell'omeopatia in Francia ed in Europa continentale, fu condizionata
dalle invasioni militari.
Un medico militare austriaco, M. Marenzeller
(1765-1854), dopo la lettura dell'Organon, si interessò alla nuova metodica e
dopo aver conosciuto Hahnemann a Lipsia nel 1820 iniziò l'utilizzo dell'Omeopatia
a Vienna. Il Dr. Necker medico dell'armata austriaca d'occupazione a Napoli al
comando del Barone Koller, tradusse in italiano le opere di Hahnemann ed
introdusse alla dottrina omeopatica il Dr. Francesco Romani, medico della
Regina Amelia.
Nel
1828 Romani fece conoscenza del Conte Sebastiani De Guidi, esule napoletano
divenuto cittadino francese nel 1799, che si trovava a Pozzuoli per permettere
alla moglie di curarsi presso le Terme. S
u richiesta del De Guidi, Romani curò
omeopaticamente la Contessa, guarendola. Lo stesso Conte che nel 1820 a 51 anni
aveva ottenuto il dottorato in Medicina si interessò al metodo e, dopo aver
approfondito le conoscenze prima a Napoli ed in seguito a Koethen con
Hahnemann, fece rientro a Lione nel 1830 dove, primo medico omeopatico
francese, esercitò fino alla morte avvenuta nel 1863 all'età di 94 anni.
Da
allora lo sviluppo dell'Omeopatia in Francia è stato tale che il Professor
Valette, Rettore della Facoltà di Farmacia di Parigi, membro dell'Accademia
Nazionale di Medicina, nel 1965 scrisse nella prefazione dell'edizione del
Codex (Farmacopea francese), "La Francia rende ufficiale l'Omeopatia
introducendola nella sua farmacopea. Il favore persistente in cui sono tenute
le dottrine di Hahnemann rende questa iscrizione necessaria. La Commissione
permanente ha adottato in rapporto a questi medicamenti, delle regole precise
che tendono ad assicurare la costanza delle caratteristiche delle sostanze
usate come materia prima".
Italia
Come
ricorda il Dr. Alberto Lodispoto nel libro "Storia dell'Omeopatia in
Italia", possono distinguersi tre momenti nello sviluppo del pensiero
omeopatico in Italia, nell'arco di tempo che va dal 1820 al 1960: infatti, dopo
un periodo iniziale di fervore sulla spinta napoletana ed uno di sviluppo, assistiamo
ad una fase di declino legata alle scoperte in campo batteriologico di Pasteur
e Koch.
Seppure
sopito, lo spirito omeopatico italiano non è mai venuto meno e grazie
all'azione di grandi intelletti (Cigliano e Dal Verme su tutti) ha potuto far
sentire la sua voce allorquando se ne sia sentita la necessità.
Ciò
ha contribuito a far sì che in Italia si curino attualmente con Medicine
naturali, prima fra tutte l'omeopatia, 4.700.000 persone, corrispondenti a
circa l'8,5% della popolazione (indagine Istat '97).
Al
momento attuale nel nostro paese vigono due provvedimenti che disciplinano il
settore della Medicina Omeopatica, Decreto Legislativo del 17 marzo 95 n°185,
legge 8 ottobre 97 n°347.
"La nascita dell'Omeopatia"
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